Da tempo parlare di coltivazione di marijuana è una questione alquanto difficile, considerando anche le critiche che provengono dai media.
Negli ultimi anni però, grazie anche alle nuove leggi approvate, la marijuana legale (per intenderci quella medicinale) è in grande aumento non solo negli Stati Uniti, ma anche in Italia.
Recenti studi hanno dimostrato che i cannabinoidi hanno spiccate proprietà antidolorifiche, antinfiammatorie e antinausea, la marijuana è spesso usata come cura dell’emicrania, migliorando le condizioni (nella sola America) di oltre 300.000 persone.
Altre autorevoli ricerche (ancora allo stadio preclicnico) hanno dimostrato che i cannabinoidi possono inibire la crescita tumorale inducendo l’apoptosi, ovvero la morte programmata delle cellule maligne, come riporta anche un post della AIRC (Associazione Italiana Ricerca Cancro) http://www.airc.it/cancro/disinformazione/marijuana-cura-cancro/ .
E possibile coltivare cannabis in casa?
La risposta è affermativa: puoi coltivare cannabis in casa, senza doverla nascondere per paura di subire conseguenze legali. Le diverse varietà della cosiddetta cannabis light che vengono vendute in Italia, sono provenienti da semi certificati. La legge italiana ormai riconosce la piena ammissibilità nella coltivazione di canapa, eliminando anche l’obbligo di richiedere l’autorizzazione alle forze dell’ordine per poter avviare la semina.
Chiunque, qualsiasi cittadino può prendersi cura di questa coltura, purché si tratti sempre di semi che fanno parte di una lista approvata dall’Unione Europea. Nessuna sanzione e nessun rischio. Puoi produrre, in proprio, la tua cannabis light e ottenere un importante risparmio economico.
Coltivare varietà di cannabis ad alto contenuto di CBD (marijuana medicale)
Devi sapere che nell’ultimo periodo, scientificamente parlando, si è diffusa la CBD mania. Non a caso molti test effettuati nel settore hanno mostrato gli effetti terapeutici del cannabinoide CBD, che si sarebbero addirittura moltiplicati nei prodotti che lo utilizzano come componente principale. Il motivo? Si tratta di un cannabonoide non psicoattivo, ovvero è incapace di causare il classico effetto “sballo” che viene notoriamente legato all’uso di cannabis. Il solo a causare tali effetti è il THC, che è invece psicoattivo.
Tra i tanti prodotti a base di CBD puro, troviamo le gomme da masticare, il collirio e i cerotti, ma anche il latte e gli ovuli vaginali. Numerose banche dei semi europee e americane hanno deciso di produrre cannabis che abbia un alto contenuto di CBD e sempre un minore livello di THC. Un comportamento che viene regolato e permesso dalla prima legge italiana che va a regolamentare la canapa industriale.
Dopo aver conquistato la Svizzera, la marijuana light può quindi trovare spazio anche in Italia. La legge che ha come tema centrale la canapa industriale prevede totale legalità di coltivazione delle varietà che sono registrate a livello europeo, presentando il cartellino della semente acquistata, per un periodo non inferiore a un anno. Senza cartellino è come coltivare canapa illegale.
Autoproduzione di cannabis: quali obblighi ci sono?
Gli obblighi della persona che intende iniziare la coltivazione di canapa legale (con THC inferiore allo 0,6%) sono soltanto 2 e sono indicati di seguito:
- Obbligo di conservare il cartellino, con le indicazioni riguardanti specie e tipologia dei semi acquistati per un periodo di almeno 12 mesi, questo vuol dire avere sempre a portata di mano il cartellino relativo alla pianta coltivata, per dimostrarne l’appartenenza ad uno dei generi ammessi dalla legge 309/90.
- Obbligo di conservare la ricevuta di acquisto dei semi per un periodo di almeno 12 mesi, quindi, qualora tu decida di coltivare varietà legali di cannabis in casa, dovrai sempre tenere a portata di mano la fattura di acquisto dei semi, in modo che attesti così la fornitura da parte di un venditore autorizzato.
I controlli sulla coltivazione possono essere fatti dal corpo forestale e da tutti gli organi di polizia giudiziaria. Tali soggetti possono predisporre le analisi di campioni delle piante, che devono essere presi secondo un preciso metodo ed in tua presenza. Inoltre chi effettua il prelievo dei campioni deve lasciarne uno in contraddittorio al coltivatore.
Qualora i test del campione prelevato confermassero la provenienza dei semi legali, ma con un’eccessiva percentuale di THC (oltre la soglia dello 0,6%), può essere anche disposto il sequestro o la totale distruzione della coltivazione. Viene però esclusa ogni responsabilità giuridica a carico del coltivatore.
Attenzione alle varietà con alto contenuto di THC
Secondo la legge italiana, dpr 309/90 sulle droghe, sono considerate illegali le coltivazioni di canapa che causano effetti droganti psicotropi. Nell’ultimo periodo, molte banche del seme hanno messo in commercio varietà di canapa che producono percentuali di THC inferiori allo 0,6%, ricche invece del principio attivo terapeutico e non psicotropo, CBD.
Proprio queste ultime varietà di canapa risultano legali ed utilizzabili per la produzione dei suoi innumerevoli derivati, senza far incorrere il coltivatore nel reato di produzione o spaccio di sostanze stupefacenti.
Per tale reato si rischiano dai 2 ai 6 anni di carcere. Se quindi la coltivazione non proviene sempre e solo da semi certificati, il coltivatore sarà fuori legge e soggetto a provvedimenti giudiziari. Per questo è bene non affidarsi mai ai semi non certificati e/o privi di prova d’acquisto e cartellino specifico.
La cannabis medica
L’importanza della cannabis per uso medico si può intuire dal fatto che già dal 2007 è teoricamente possibile acquistare, dietro prescrizione medica, cannabis a scopo terapeutico in ospedali, farmacie e ASL.
Fino ad ora però nessuno, o quasi, è riuscito ad acquistare la cannabis medica in una delle strutture menzionate prima. Tutto ciò accade perché non risulta essere conveniente ai farmacisti e manca una struttura organizzata e funzionante per la somministrazione di tale prodotto a livello di servizio sanitario nazionale.
Ora, grazie a questa nuova legge, le cose sono cambiate. Questa legge dello stato, permette a chiunque di poter coltivare la propria pianta di marijuana legale, bypassando i percorsi istituzionali non ancora pronti per fronteggiare la domanda di questo prodotto legale (con THC inferiore allo 0,6%).
Per la cannabis terapeutica sono stati stanziati 2,3 milioni di euro, come fondo per potenziare la produzione. Attualmente è lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze a detenere il monopolio della coltivazione, e quindi della conseguente trasformazione legale. Come spiegato da Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, bisogna poter garantire il fabbisogno nazionale di cannabis terapeutica, che ammonta a circa 350 chilogrammi l’anno. Si potrà così evitare l’importazione del prodotto da altri stati dell’UE.
Altri tipi di produzione
Il ministero della Salute può estendere a diversi enti e imprese la possibilità di coltivare e trasformare importanti quote di cannabis. Chiaramente, anche in questo caso, il livello di allerta è massimo. Bisogna sempre seguire i protocolli del ministero, attenendosi alle regole fissate da parte dello stabilimento militare di Firenze. Viene anche previsto l’aggiornamento del personale medico e socio-sanitario in merito alle potenzialità terapeutiche della cannabis per uso medico.
Sono previste anche nuove preparazioni, sempre a base di cannabis, per favorire la distribuzione in farmacia, con ricetta medica che non sarà ripetibile. Ciò vuol dire che volta dopo servirà una nuova prescrizione.